Oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento

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A tutti è capitato di avere giornate in cui non abbiamo voglia di niente, non ce la sentiamo di occuparci dei problemi e di ciò che non ci fa stare bene, sappiamo di perdere tempo e ci sta bene lo stesso, come nella vecchia canzone di Vasco: non abbiamo tempo, vogliamo stare spenti. Punto.

Si tratta di uno stato d’animo difficile da combattere perché generalmente è il risultato di una somma di difficoltà che per noi hanno assunto un peso gravoso, talvolta fortunatamente riguarda solo una giornata particolarmente faticosa e stressante, ma altre volte il malessere è più profondo.

Perdere tempo è una necessità… o no?

Aspettare di sentirsi pronti

Ho i miei tempi è una frase che spesso diciamo a noi stessi quando ci troviamo in una situazione dalla quale non siamo pronti ad uscire. Rinviamo il proposito di cambiare lo status quo e di stare meglio ad un imprecisato momento futuro.

In questo modo siamo consapevoli di perdere tempo, ma non abbiamo la spinta propulsiva per evitare di farlo perché ci manca la necessaria motivazione.

Einstein disse che non si può risolvere un problema con la stessa intensità con cui lo si è creato e quindi è necessaria una forza maggiore, altrimenti la spinta in un senso è esattamente identica a quella nell’altro verso e si rimane in uno stato di equilibrio tra le due forze contrapposte.

Come al solito però la chiave sta nel riconoscere che abbiamo un problema: finché il senso di malessere non è tale da farci mettere a fuoco quanto stiamo male e di contro quanto consistente potrebbe essere il vantaggio nel mettere in pratica il cambiamento non compiremo nessuna azione a riguardo.

La zona di comfort

perdere tempoCambiare è difficile… d’accordo ma perché lo sforzo è così elevato? Perché modificare qualcosa nella nostra vita ci richiede tanto impegno mentale?

La ragione è tanto semplice quanto basilare: l’essere umano è abitudinario e trova sicurezza nel mantenere immutata la propria quotidianità. Anche se sappiamo che determinate cose non ci fanno stare bene in realtà fanno parte della nostra zona di comfort.

La zona di comfort è data dall’insieme di quegli elementi, rapporti, situazioni e ambienti che ci fanno sentire protetti e al sicuro perché sappiamo esattamente cosa aspettarci, non ci sentiamo esposti a rischi e non temiamo di soffrire.

Nonostante però la percezione di tranquillità che ne deriva questa zona di comfort, la presunta necessità di rimanere ancorati ad essa alla lunga ci danneggia e ci limita nelle nostre possibilità di ottenere davvero la realizzazione dei nostri obiettivi e desideri.

In definitiva è proprio il bisogno di rimanere all’interno della zona di comfort che ci fa perdere tempo, perché in qualche misura ci sentiamo minacciati perfino dalla possibilità di stare meglio se questo significa modificare le nostre abitudini perché la paura di sbagliare ci paralizza.

Nonostante sappiamo di negarci la possibilità di vivere più sereni, il timore di non saperci muovere all’interno di una nuova situazione e lo spettro del rimorso verso ciò che vorremmo abbandonare non ci permettono di spiccare il volo e così preferiamo procastinare.

Smettere di condannarci all’infelicità

Le strade verso il benessere

Ora abbiamo chiaro esattamente perché ci ostiniamo a comportarci in questo modo: sappiamo quali sono i meccanismi che condizionano i nostri ragionamenti e perché il nostro cervello ci rema contro.

Tuttavia ci rendiamo conto che vorremmo migliorare la nostra situazione e a questo punto le strade da intraprendere possono essere solo due:

  1. troviamo dentro di noi la forza per intraprendere a piccoli step un cambiamento
  2. riconosciamo che non siamo in grado di farlo da soli e chiediamo supporto ad un life coach, ci facciamo aiutare da un professionista che ci dia la giusta motivazione per dare la svolta che sappiamo essere necessaria per tornare a stare bene con noi stessi.

Nel primo caso dobbiamo trovare la nostra strategia personale per portare avanti il cambiamento senza cullarci nell’illusione che tanto c’è tempo o che quando saremo pronti non sarà difficile; dobbiamo agire.

Piccoli cambiamenti verso l’obiettivo

temporeggiareAgire significa cominciare a modificare la nostra quotidianità a piccoli step: abituare il nostro cervello ad uscire dalla zona di comfort in modo che attribuisca un peso minore ai rischi legati al cambiamento.

Possiamo quindi iniziare con piccole cose che creano nuove abitudini, senza stravolgere di colpo il nostro mondo: non siamo obbligati a sconvolgere la nostra vita in un lampo, possiamo prenderci i nostri tempi senza che questo significhi rimanere immobili.

In questo modo daremo al nostro cervello la tranquillità di non dover affrontare situazioni a cui non siamo in grado di far fronte, ma lentamente modificheremo la percezione della zona di comfort e la amplieremo fino a diminuire sempre di più l’ampiezza del salto nel vuoto che dovremo fare fino a renderlo un piccolo balzello che non fa più paura.

Pian piano quindi creeremo nuove situazioni che ci porteranno ad ottenere nuove possibilità e quindi gradualmente ad allontanarci dalle situazioni depotenzianti nelle quali adesso siamo invischiati.

Poiché questo modo di procedere non è immediato e spesso richiede una certa determinazione potremmo non sentirci in grado di portarla avanti da soli ed in tal caso entra in gioco la seconda opzione, ovvero ricorrere ad un supporto esterno che ci aiuti a non perdere tempo e a renderci consapevoli e determinati verso l’obiettivo di un maggiore benessere.

 

 

 

 

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