Saper ascoltare: ne sei davvero capace?

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Diamo sempre per scontato di essere perfettamente capaci di saper ascoltare, in fondo che cosa ci vuole? pensiamo con una sicurezza che invece spesso non tiene conto della realtà.

Nel saper ascoltare l’atteggiamento fa la differenza

Gli stimoli esterni sono elementi di disturbo dell’attenzione

Soprattutto in questo periodo storico le continue sollecitazioni alle quali siamo sottoposti distolgono, in modo apparente o reale, l’attenzione di chi ascolta.

Questa deviazione della concentrazione viene percepita anche dal nostro interlocutore il cui racconto viene condizionato dalla sensazione di non sentirsi pienamente al centro della nostra attenzione.

In pratica, se mentre la persona ci parla noi guardiamo in giro, controlliamo il telefono, richiamiamo nostro figlio, leggiamo un volantino, compriamo del cibo, ecc. non diamo l’impressione di essere davvero attenti a ciò che ci viene detto.

Saper ascoltare è anche una questione di fisicità

Saper ascoltare vuol dire invece predisporsi anche fisicamente ad accogliere il tributo di fiducia offertoci da chi parla.

Nello specifico egli deve avere la percezione che tutto il nostro corpo volga l’attenzione alle confidenze che ci vengono fatte: tutti e cinque i sensi devono essere coinvolti e votati all’ascolto.

Per trasmettere l’idea di essere in ascolto bisogna posizionarsi alla giusta distanza da chi parla, cercare di instaurare empatia sia con lo sguardo che con la mimica facciale e la gestualità.

Dare consigli non significa saper ascoltare

Elaborazioni veloci e sommarie

Se non appena una persona a noi cara si presenta da noi per parlarci del problema già pensiamo a come aiutarlo a risolverlo allora non la stiamo davvero ascoltando.

Questo non vuol dire che non abbiamo a cuore questa persona, ma che semplicemente non prestiamo attenzione a tutto ciò che ci sta dicendo.

Spesso ci facciamo un’idea dei fatti durante i primi minuti, se non addirittura secondi , durante i quali ci espone la situazione e ci focalizziamo su quello che ci sembra rilevante riguardo all’argomento in questione.

In questo modo non ci soffermiamo sui restanti dettagli che il nostro interlocutore ci sta raccontando, precludendoci così la possibilità di una valutazione più mirata.

dare consigli

Non avere fretta è fondamentale per saper ascoltare

Quando una persona si rivolge a noi ci comunica molte cose anche senza accorgersene e spesso la risposta più adatta alle sue problematiche non è quella che vogliamo proporgli noi.

La possibilità di raccontare qualcosa aiuta gli individui ad inquadrarla in modo più preciso e, se il loro interlocutore non interviene frettolosamente nel discorso, è più probabile che aumentando lo spazio per elaborare la questione gli elementi per la soluzione appaiano più  evidenti.

Per questo motivo saper ascoltare implica necessariamente di aspettare qualche secondo prima di rispondere, contrariamente all’istinto che talvolta avvertiamo di parlare subito, addirittura sopra, senza lasciare terminare la frase di chi sta esponendo.

Lasciando invece aleggiare tre o quattro secondi di silenzio la persona sentirà la necessità di colmarlo e in buona parte dei casi riprenderà il discorso.

In questo modo proseguirà la sua analisi e mettendo spontaneamente in evidenza quali siano gli elementi chiave per capire quale azione sia meglio intraprendere.

 

L’errore frequente nel dare consigli

Abbiamo la tendenza a pensare che se qualcuno vuole parlare con noi in merito ad una determinata faccenda è perché abbiamo la capacità di saper ascoltare, senza considerare che potrebbe dipendere dalla vicinanza emotiva, dalla situazione o dall’empatia.

Generalmente viene spontaneo esprimere la nostra opinione se una persona ci racconta qualcosa, tuttavia questo atteggiamento blocca in qualche modo il flusso di comunicazione.

Infatti, nonostante le migliori intenzioni, non sempre chi si rivolge a noi cerca una soluzione, talvolta ha semplicemente bisogno di parlare, di essere ascoltato per mettere insieme le idee o anche solo di alleggerirsi.

Queste necessità vengono tarpate nel momento in cui la comunicazione spontanea viene impedita dal desiderio di catalogare, consigliare o addirittura smorzare i toni se questi ci appaiono spropositati.

Il comportamento ideale per favorire la comunicazione sta nel fornire dei feedback al nostro interlocutore che gli confermino che abbiamo compreso la situazione.

Questo può avvenire magari elaborando brevemente il suo messaggio, in modo che lui ci possa a sua volta correggere se la nostra interpretazione è impropria.

Evitiamo le barriere della comunicazione

barriere della comunicazione

L’atteggiamento migliore è situazionale

A seconda della situazione è giusto valutare quale sia il comportamento più adeguato da parte nostra: talvolta il consiglio viene addirittura ricercato, mentre in altri casi la ricerca è solo apparente.

In ogni caso è opportuno sapere quali siano le azioni che provocano delle interruzioni nella comunicazione, così da utilizzare nel modo migliore tutte le opzioni a nostra disposizione.

Esempi  di comunicazioni bloccate

Quando vogliamo tirare su il morale a qualcuno talvolta rischiamo di sminuire il suo problema facendo la morale (la vita non è tutta rose e fiori) oppure di dare ordini o peggio ammonire (devi smetterla di preoccuparti tanto, se no…) .

Talvolta anche offrire consigli e cercare di convincere la persona può condizionarla nel fare una scelta che a noi sembra la più corretta, ma che non è in linea con il suo modo di essere e quindi non è ecologica per lei.

In alcuni casi anche fare troppe domande per inquadrare meglio la situazione può essere bloccante perché la persona può sentirsi eccessivamente sotto pressione e troppo esposta alle critiche.

In conclusione è fondamentale valutare il singolo caso ed il carattere del nostro interlocutore per stabilire se una determinata reazione da parte nostra sia funzionale oppure ottenga l’effetto contrario.

 

 

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