Come parlare in pubblico in modo efficace
Comprendere come parlare in pubblico è una questione importante quando si ha la necessità di fare recepire un concetto. Parlare in pubblico non è solamente una questione di gestire l’emozione, ma anche e soprattutto di riuscire a farsi seguire da una platea.
Come parlare in pubblico e farsi ascoltare
Parlare in pubblico o intrattenerlo?
Molto spesso si sottovaluta la questione pensando che tutto ciò che serve per parlare in pubblico è avere un tono di voce chiaro e scandire bene le parole evitando di incespicare.
Non che tutto questo non serva, ma si tratta solo di un livello superficiale della questione, non intrattiene le persone e non implica che queste ascoltino con attenzione.
Sebbene in molti casi non vengono richieste doti da oratore, ma semplicemente di aprire una conferenza o fare un breve intervento questo non significa che rendersi anonimi sia accettabile.
Catturare l’attenzione di chi ascolta
Per trasmettere concetti in modo che questi rimangano impressi è necessario parlare in pubblico modulando la voce: non bastano le pause imposte dalla punteggiatura, ma è indispensabile porre l’accento su alcune parti delle frasi, alzare ed abbassare il tono, fare degli incisi.
Se volessimo fare paragone per comprendere meglio come parlare in pubblico come relatore, dovremmo quasi pensare di raccontare qualcosa ad un amico, mantenendo però un linguaggio adatto al contesto.
In questo modo si pone l’enfasi sui punti salienti ed il discorso non risulta monocorde; inoltre è opportuno modulare il tono da utilizzare in funzione del concetto che stiamo trasmettendo.
In questo ci vengono in aiuto i quattro colori della voce che ci forniscono un’indicazione chiara di come porci in base alla fase del discorso in cui ci troviamo e che una volta appreso il meccanismo rendono più efficace il messaggio.
Parlare in pubblico efficacemente
Conoscere il pubblico
Nei casi in cui sia possibile, la cosa migliore per affrontare una platea è sempre quella di conoscerla: per parlare in pubblico abbiamo bisogno di sapere chi abbiamo davanti perché ci aiuta moltissimo per capire come comportarci.
Se infatti ci troviamo davanti un gruppo di persone che svolge lo stesso lavoro sarà sicuramente più semplice fare presa su di loro se nel nostro intervento inseriamo degli esempi pratici attinenti alla loro professione perché questo crea vicinanza.
Parlare al nostro pubblico delle cose pratiche che loro conoscono bene e offrire loro degli spunti su di esse o fare qualche battuta a tema è utile per sciogliere il ghiaccio, ma anche per dimostrare competenza sulla materia della quale stiamo parlando e mantenere viva l’attenzione.
Diversamente, quando la composizione del pubblico è eterogenea risulta più difficile creare comunanza, ma si può comunque tentare di farlo ugualmente raggruppando idealmente i soggetti in gruppi e parlando di volta in volta a ciascuno di essi.
Quando invece non disponiamo di alcun tipo di informazioni in merito alle caratteristiche del nostro pubblico è una buona pratica fare loro delle domande che oltre a sciogliere la tensione iniziale ci aiutano a conoscerlo.
Strumenti per creare empatia
Una tecnica molto efficace per entrare in rapport col nostro pubblico consiste nell’utilizzare dei truismi, ovvero fare in modo di raccogliere consenso su questioni scontate, creando così vicinanza.
La tipica frase che introduce questo meccanismo è siamo tutti d’accordo che… e che si conclude con un’ovvietà alla quale il pubblico non può negare di dire di sì, ad esempio “… ogni bambino è bellissimo per la sua mamma?”. L’approvazione automaticamente crea empatia e vicinanza.
Inoltre, poiché le persone si dividono in tre categorie, ovvero visive, auditive e cinestesiche è importante toccare le corde di ciascuna categoria attraverso il tono della voce.
Dovremo quindi adottare alternativamente tre toni diversi:
- un tono di voce alto scandito da un ritmo veloce per arrivare ai visivi
- un tono di voce più regolare per raggiungere gli auditivi
- un tono di voce più basso, intimo, tranquillo per i cinestesici
Infine, un buon relatore deve trasmettere congruità tra ciò che dice e quello che trasmette il linguaggio del suo corpo.
Ad esempio se l’oratore afferma di essere una persona molto sicura di sé deve confermare questo concetto facendo un passo in avanti e guardando negli occhi le persone; diversamente un passo indietro o lo sguardo rivolto verso il basso contraddicono la sua affermazione.