Senso di insoddisfazione? Cambia, non cercare scuse

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insoddisfazione basta scuse

Talvolta capita di provare un senso di insoddisfazione verso un aspetto della nostra vita, è del tutto normale, ma questo non va sempre accettato supinamente.

Ovviamente ci sono cose sulle quali non abbiamo nessun potere, con le quali siamo obbligati a convivere e che ci conviene accettare.

Purtroppo però tendiamo ad assimilare a questa categoria anche faccende che invece dipendono almeno in parte da noi.

L’insoddisfazione è inevitabile?

Dipende da noi?

L’insoddisfazione relativa a questioni complesse, che non riguardano direttamente noi, è chiaramente difficile da eliminare.

Per essere più specifici, è evidente che come singoli individui non possiamo cambiare i macrosistemi che ci governano come le politiche internazionali, il surriscaldamento globale, la povertà nei paesi del terzo mondo, eccetera.

Allo stesso modo, naturalmente, anche questioni personali gravi come malattie incurabili e simili non rientrano nella nostra sfera d’intervento, a meno che non siamo ricercatori che si vogliono candidare al nobel per la medicina.

Possibilità nascoste sotto l’apparenza

Tuttavia, nella maggior parte dei casi abbiamo la fortuna di poter fare attivamente qualcosa per cambiare le situazioni che non ci piacciono.

Purtroppo non sempre riusciamo a mettere a fuoco l’effettiva possibilità di miglioramento ed abbiamo l’impressione di non avere nessuna risorsa per riuscirci.

Questo automaticamente ci fa sentire impotenti e genera frustrazione dentro di noi che cresce lentamente aumentando l’insoddisfazione verso un particolare aspetto della nostra vita o addirittura a renderci insoddisfatti a livello complessivo.

I condizionamenti ambientali

condizionamenti ambientali

L’educazione: il nostro bagaglio familiare

Il contesto nel quale cresciamo ci attribuisce determinate credenze: il modo di ragionare del nostri genitori, i discorsi che ascoltiamo all’interno della famiglia ci portano a fare nostri schemi di ragionamento che non abbiamo elaborato in prima persona.

In particolare se chi ci ha cresciuto ha sempre attribuito la colpa dei propri insuccessi o le proprie frustrazioni a fattori esterni, anche noi saremo portati a lamentarci di ciò che non va senza fare un’autoanalisi.

La convinzione a prescindere di non essere mai noi stessi la causa dei nostri mali ci porta all’autocommiserazione ed all’insoddisfazione.

Non è sempre colpa degli altri

Sicuramente il mondo esterno ha un ruolo importante nel creare le circostanze nelle quali viviamo, tuttavia non si può ricondurre ad esso tutte le colpe della nostra frustrazione.

Infatti, spesso le dinamiche che viviamo e che ci fanno stare male non sono al di fuori della nostra portata come ci autoconvinciamo che siano.

È importante renderci conto che il nostro modo di affrontare le cose fa la differenza: ciò che ci capita non è sempre ineluttabile.

Individuiamo il punto di partenza

Per cambiare ciò che non ci soddisfa bisogna innanzitutto fare il punto della situazione su quelle che sono le nostre caratteristiche personali: punti di forza e di debolezza.

Questa consapevolezza è ciò che ci permetterà di lavorare sulle ultime per poter ottenere un risultato diverso dalla situazione attuale e più in linea con quello che vorremmo vivere.

La chiave per cambiare le situazioni che ci provocano insofferenza è fare un passo indietro e domandarci dove possiamo intervenire, che cosa abbiamo il potere di fare per modificarle.

cambiare dipende da noi

Dinamiche lavorative e non solo

Un esempio classico potrebbe riguardare il lavoro: tendiamo ad attribuire le nostre mancanze al capo che non ci capisce o al collega che percepiamo come ostativo?

Invece di continuare ad intestardirci sul fatto che l’ambiente è “brutto” sarebbe opportuno riflettere su che cosa possiamo fare noi personalmente per migliorare il rapporto si è creato.

Potremmo semplicemente scoprire che la nostra percezione è determinata dal modo col quale ci rapportiamo con loro, potremmo infatti avere un problema di comunicazione.

Di conseguenza se adottiamo atteggiamenti prevenuti, negativi o di chiusura probabilmente otterremo in cambio lo stesso trattamento.

La chiave per cambiare le situazioni che ci provocano insofferenza è fare un passo indietro e domandarci dove possiamo intervenire, che cosa abbiamo il potere di fare per modificarle.

Se mettiamo in discussione il nostro approccio abbiamo la possibilità di verificare quali siano gli errori che commettiamo e quindi cercare di eliminarli.

Di conseguenza le altre persone saranno indotte a modificare anche il loro comportamento per adattarsi ai cambiamenti che abbiamo introdotto noi.

Per ottenere di più dobbiamo partire dal problema

 

Se siamo insoddisfatti e non vogliamo passare la vita ad autocompatirci dobbiamo intervenire, se non siamo capaci di farlo da soli è giusto rivolgerci a chi è in grado di aiutarci.

Il primo passo per agire in tal senso è riconosce quale sia il problema: dobbiamo mettere a fuoco la situazione che ci disturba e chiederci che cosa possiamo fare noi per migliorarla.

Cambiare il nostro approccio porta quasi sempre ad intraprendere delle azioni utili per i nostri scopi, mentre arroccarci su posizioni integraliste riguardo al nostro modo di porci serve solo ad incancrenire il disagio.

In ultima analisi, il percorso per eliminare le nostre insoddisfazioni parte sempre da una domanda: che cosa possiamo fare noi a riguardo?

Perché dove possiamo intervenire dobbiamo farlo, altrimenti non sarà colpa degli altri, ma solo nostra.

 

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