Per risolvere un problema prima lo devi riconoscere
Per risolvere un problema prima bisogna riconoscerlo come tale. Ci sono persone che vedono problemi ovunque, anche per le più piccole inezie, e persone che non riconoscono un problema nemmeno se un comportamento gli causa danni evidenti.
Il modo di reagire di ciascuno di noi davanti agli avvenimenti è diverso ed è per questo motivo che le stesse situazioni vengono vissute molto male da alcuni e come semplici fastidi da altri.
Prima di risolvere un problema bisogna verificare che effettivamente lo sia
Valore dell’evento ed intensità del problema
Gli eventi che caratterizzano la nostra vita vengono classificati mentalmente attribuendo loro un valore, positivo o negativo, ed un’intensità specifica.
L’intensità varia in base alla persona che vive la situazione, ma ciascuno cataloga i fatti in base ad una scala interna, per comodità possiamo indicativamente ritenere che un metro di valutazione possa essere da zero a dieci.
Alcune persone attribuiscono un valore negativo alle situazioni che gli si presentano con particolare frequenza e le vivono tendenzialmente con un’intensità elevata che potremmo identificare come un nove o un dieci.
Questo modo di essere fa sì che tali individui vivano una vita particolarmente stressante, emotivamente difficile perché amplificano eccessivamente il peso dell’evento capitato ed nel lungo periodo ciò gli può causare danni psicologici e neurologici.
Sicuri che sia un problema?
Generalmente quando una persona è particolarmente ansiosa ha la tendenza a classificare come problemi anche fatti che in realtà non lo sono o si tratta di semplici contrattempi.
Prima di pensare a risolvere un problema bisogna analizzare il contesto per verificare che effettivamente lo sia.
Dover svolgere un’azione banale come guidare potrebbe rappresentare un problema per una persona che si sente poco sicura alla guida, magari perché non prende mai la macchina, mentre per chi lo fa abitualmente non viene riconosciuto come tale.
Facendo quindi un passo indietro e sforzarsi di valutare in modo obiettivo la fonte della preoccupazione, ci si può talvolta rendere conto che non si tratta di risolvere un problema in senso stretto, ma di affrontare un semplice contrattempo o addirittura di una percezione poco realistica della realtà.
Ridimensionando quindi il valore della questione spesso si eliminano una consistente quantità di pseudo-problemi.
Se non lo riconosco il problema non esiste
Suona un po’ come la frase di Rocky Balboa “Non fa male, non fa male” perché di fatto se ci rendiamo conto che un comportamento o un evento sono negativi per noi ma perseveriamo nel continuare così vuol dire non riconosciamo il problema.
Di conseguenza il problema non ha soluzione. Perché? Perché se reputo di poter proseguire come prima di individuare ciò che mi crea danno significa che non lo ritengo davvero rilevante e pertanto non rappresenta un problema, non posso risolvere un problema che non c’è.
Il problema è reale: soluzioni?
Se da un’analisi oggettiva della situazione emerge che ci troviamo davanti ad un problema reale allora sarà possibile individuare la soluzione.
Infatti nel momento in cui prendiamo coscienza che abbiamo un problema automaticamente cerchiamo la soluzione.
Il nostro cervello si adopera per individuare quali possono essere le opzioni e come in matematica troviamo la risposta.
Automaticamente mettiamo in pratica tutti i comportamenti e le azioni volte a raggiungere l’obiettivo: risolvere il problema.
Il meccanismo funziona esattamente in questo modo:
- se abbiamo un problema troviamo la soluzione perché è quello che è portato a fare naturalmente il nostro cervello
- se non abbiamo un problema non esiste la soluzione perché l’eventuale comportamento o fatto negativo non la richiede.